sabato 21 gennaio 2012

A mio figlio



nessuno può conoscere i ritmi del mulinello

che trapassa la luce accesa da una lenta preghiera,
cinque anni di attesa,
quasi un sacramento rubato.

un'erba sconosciuta contro il palato della mente
una grazia carnale allo squarcio della luna,
un refolo di brezza salmastra,
                     l'azzurra corona.

Era il venticinque marzo millenovecentosessantanove,
l'ora sesta di un martedì pomeriggio.

credevo potessimo camminare assieme all'infinito
ma la porta  pulsava come una gran bestia di legno
e quel fiore di marzo mise le spine,
                                   me lo schiacciai sulla pelle
        ma lui andava cercando ceste di mele,
        le trovò d'incanto sulla riva del mar della Grecia.

ora sono nonna che cammina piano
in mezzo ad una folla di malattie
che rotola parole fra la gola e la mente
che le piega attorno a pensieri sudati d'amore
per te,
                                      figlio mio.

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