martedì 11 settembre 2012

Le poesie di mia madre


Le tue poesie, madre, scritte
sui panni stesi ad asciugare.
ogni molla fermava un attimo di vita.
solo ora riesco a leggere.
la polenta in mezzo al tavolo
e l'aringa affumicata legata
al lume piantato nel soffitto,
una piccola carezza, si raccomandavano,
solo il profumo o la puzza del moncone limato
e via, quel pesce doveva *vivere* una settimana.
i tuoi racconti assomigliavano
a favole tristi vissute fra due guerre:
sfollati in Moravia nella prima,
rimanesti senza capelli,
divorati da una vacca più affamata di te.
l'amore tossico per le patate con la buccia,
riempivano la pancia ma diventavano subito pipì.
Prima delle seconda guerra aspettavi
un bambino, ti sposasti per amore? chissà.
Mario era il nome di mio padre
e del fratellino che visse neanche un anno,
conservavi le foto del morticino,
fiori d'arancio in cui spiccava un volto piccolino.
Poi Sergio, è morto nel duemilasette, sai?
Forse è lì con te, lo spero tanto, piano piano
si sta ricomponendo la famiglia
ma io non vi vedo. Vi sento, si, vi sento.
Quanta poesia in tutto ciò, madre mia,
solo per riuscire a vivere, ecco,
solo per non cadere
fra i rovi e insanguinarmi con le more
frutti di una gioventù che scriveva sempre
come avevi fatto tu, sui panni del dolore.


Donatella - settembre 11, 2010

Il Nome



"Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla.
Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio,
s'è acceso un lampo di certezza:
si c'eri. Esistevi.E' stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata.
Mi si è fermato il cuore."
(O. Fallaci)
 

Non ho mai avuto bagagli,
solo il mio corpo
e il disegno di un albero
che ha sostituito l'amore,
quando respiravo a piccoli sorsi
sbuffi di nuvole provenienti
dalla pressione sotterranea:
 
novembre è la potenza degli echi,
mese di corone sporche di fango,
di assi inchiodate senza vernice.
 
Forse devo reinventarmi la storia,
strofinarmi via gli incubi dagli occhi
 
e chiedere allo sciamano
chi ha rubato
ciò che ancora sto cercando,
qualcuno di cui non riesco
a trovare il nome
tra le rose bianche interrate alla croce.
 
Donatella - novembre 02, 2010 

Marzo



nessuno può conoscere i ritmi del mulinello
che trapassa la luce accesa da una lenta preghiera,
cinque anni di attesa,
quasi un sacramento rubato.

un'erba sconosciuta contro il palato della mente
una grazia carnale allo squarcio della luna,
un refolo di brezza salmastra,
                     l'azzurra corona.

Era il venticinque marzo millenovecentosessantanove,
l'ora sesta di un martedì pomeriggio.

credevo potessimo camminare assieme all'infinito
ma la porta  pulsava come una gran bestia di legno
e quel fiore di marzo mise le spine,
                                   me lo schiacciai sulla pelle
        ma lui andava cercando ceste di mele,
        le trovò d'incanto sulla riva del mar della Grecia.

ora sono nonna che cammina piano
in mezzo ad una folla di malattie
che rotola parole fra la gola e la mente
che le piega attorno a pensieri sudati d'amore
per te,
                                      figlio mio.

Donatella - domenica, febbraio 27, 2011